La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica "Climate Research". Tra gli autori, anche Stefan Zerbe, professore della Facoltà di Scienze e Tecnologie unibz. Riscontrate conseguenze anche sulle piante delle aree alpine.

In questi mesi la problematica del cambiamento climatico – che ha effetti sempre più evidenti sui sistemi naturali e socio-economici – è stata centrale nel dibattito nazionale ed internazionale. Alcuni ricercatori delle Università di Bolzano, Camerino e Ferrara hanno deciso di fare il punto degli studi realizzati fino ad oggi, producendo un articolo scientifico che ha lo scopo di valutare gli effetti del cambiamento climatico sulla vegetazione in Italia. Per la Libera Università di Bolzano ha partecipato Stefan Zerbe, professore di Ecologia e Botanica alla Facoltà di Scienze e Tecnologie.

“L'Italia potenzialmente costituisce un'area estremamente sensibile ai cambiamenti climatici per diversi motivi, tra cui la sua posizione nella regione mediterranea, un'area di transizione tra i climi delle medie latitudini e la fascia arida sub-tropicale e la presenza millenaria dell'uomo che, con le sue attività, ha profondamente modificato il paesaggio e i sistemi naturali”, spiega Zerbe. Al contempo, la nostra penisola ospita una varietà incredibile di ecosistemi e di specie vegetali, alcune delle quali sono preziosi endemismi, ossia si riscontrano solo in porzioni relativamente ristrette di territorio.

Stefan Zerbe, ecologo e professore alla Facoltà di Scienze e Tecnologie

Quanto emerge dallo studio è preoccupante: anche un moderato incremento della temperatura media (+1,5/ +2,0°C) è in grado di influenzare i processi fisiologici delle piante, sia in maniera diretta - mediante anticipazione delle fioriture o variazione del ritmo di crescita - che indiretta, attraverso la riduzione della copertura nevosa o dell'umidità del suolo. Inoltre, l'aumento della temperatura, interagendo con siccità sempre più frequenti e intense, potrebbe ridurre le performance fotosintetiche delle piante, influenzando negativamente persino la loro capacità di assorbire anidride carbonica. Tali risultati sono emersi non solo per la fascia climatica Mediterranea, già caratterizzata da elevate temperature e scarse precipitazioni, ma anche per le più miti fasce sub-Mediterranee e temperate.

Per gli ambienti alto-montani caratterizzati da climi alpini, i ricercatori hanno riscontrato variazioni di tipo fisiologico e, addirittura, cambiamenti nella composizione e struttura delle comunità vegetali, fino all'osservazione dello spostamento di specie verso quote più elevate. “Ad esempio diversi studi hanno osservato una migrazione verso quote maggiori di specie erbacee, arbusti e alberi, a causa delle temperature più alte”, afferma il professore di Scienze e Tecnologie. Tale processo pone dei forti punti interrogativi sul destino delle specie vegetali maggiormente legate ad ambienti freddi, già relegate alle vette più elevate, soprattutto dell'Appennino centrale: saranno in grado di adattarsi al riscaldamento globale o la loro impossibilità di migrare verso quote più elevate le condannerà all'estinzione? “Su questo aspetto, al momento, i dati non forniscono ancora risposte univoche”, puntualizza Zerbe.

Anche un moderato incremento della temperatura media - +1,5 o 2,0°C - è in grado di influenzare i processi fisiologici delle piante.

Oltre a evidenziare i principali risultati delle ricerche sugli effetti del cambiamento climatico sulla vegetazione italiana, l'articolo suggerisce quali siano le direzioni auspicabili per la ricerca scientifica di settore. Risulta ancora scarsamente esplorata l'interazione tra il cambiamento climatico e il cambiamento di uso del suolo - abbandono delle pratiche agropastorali, variazione delle tecniche gestionali delle foreste -  soprattutto a livello di comunità vegetali e di servizi ecosistemici. “In particolare, è importante approfondire la conoscenza sulle fasce climatiche temperata, sub-Mediterranea e Mediterranea, fino ad oggi oggetto di scarse indagini scientifiche”, conclude Zerbe.

Related Articles

Tecno-prodotti. Creati nuovi sensori triboelettrici nel laboratorio di sensoristica al NOI Techpark

I wearable sono dispositivi ormai imprescindibili nel settore sanitario e sportivo: un mercato in crescita a livello globale che ha bisogno di fonti di energia alternative e sensori affidabili, economici e sostenibili. Il laboratorio Sensing Technologies Lab della Libera Università di Bolzano (unibz) al Parco Tecnologico NOI Techpark ha realizzato un prototipo di dispositivo indossabile autoalimentato che soddisfa tutti questi requisiti. Un progetto nato grazie alla collaborazione con il Center for Sensing Solutions di Eurac Research e l’Advanced Technology Institute dell’Università del Surrey.

unibz forscht an technologischen Lösungen zur Erhaltung des Permafrostes in den Dolomiten

Wie kann brüchig gewordener Boden in den Dolomiten gekühlt und damit gesichert werden? Am Samstag, den 9. September fand in Cortina d'Ampezzo an der Bergstation der Sesselbahn Pian Ra Valles Bus Tofana die Präsentation des Projekts „Rescue Permafrost " statt. Ein Projekt, das in Zusammenarbeit mit Fachleuten für nachhaltiges Design, darunter einem Forschungsteam für Umweltphysik der unibz, entwickelt wurde. Das gemeinsame Ziel: das gefährliche Auftauen des Permafrosts zu verhindern, ein Phänomen, das aufgrund des globalen Klimawandels immer öfter auftritt. Die Freie Universität Bozen hat nun im Rahmen des Forschungsprojekts eine erste dynamische Analyse der Auswirkungen einer technologischen Lösung zur Kühlung der Bodentemperatur durchgeführt.

Article
Gesunde Böden dank Partizipation der Bevölkerung: unibz koordiniert Citizen-Science-Projekt ECHO

Die Citizen-Science-Initiative „ECHO - Engaging Citizens in soil science: the road to Healthier Soils" zielt darauf ab, das Wissen und das Bewusstsein der EU-Bürger:innen für die Bodengesundheit über deren aktive Einbeziehung in das Projekt zu verbessern. Mit 16 Teilnehmern aus ganz Europa - 10 führenden Universitäten und Forschungszentren, 4 KMU und 2 Stiftungen - wird ECHO 16.500 Standorte in verschiedenen klimatischen und biogeografischen Regionen bewerten, um seine ehrgeizigen Ziele zu erreichen.

Article
Erstversorgung: Drohnen machen den Unterschied

Die Ergebnisse einer Studie von Eurac Research und der Bergrettung Südtirol liegen vor.