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Quando pensiamo alla vegetazione in alta quota o nella tundra subpolare, nell’immaginario comune si proiettano distese di licheni e tutt’al più caparbie piantine rasoterra. Nella realtà però le cose starebbero cambiando. Secondo uno studio internazionale al quale ha contribuito anche Eurac Research a causa del riscaldamento globale le piante che vivono nelle regioni con temperature più rigide sono infatti sempre più alte, con relative conseguenze sull’intero ecosistema.

Lo studio, pubblicato su Nature in questi giorni, ha confermato questo trend mettendo a confronti dati provenienti da 117 siti sparsi tra Alaska, Canada, Scandinavia, Islanda, isole Svalbard, Siberia, Alpi e Colorado. I ricercatori di oltre cento centri di ricerca, guidati dal German Centre for Integrative Biodiversity Research (Centro tedesco per la ricerca integrata sulla biodiversità), hanno raccolto e analizzato informazioni su temperatura, umidità del suolo e alcune caratteristiche funzionali delle piante come la loro altezza o la morfologia fogliare.
Negli ultimi trent’anni l’altezza media della vegetazione della tundra, composta per esempio di mirtilli, azalee prostrate, betulle nane, papaveri gialli e potentille, è cresciuta di circa 0.06 centimetri ogni anno. Questo dato è sorprendente per la durata relativamente breve dello studio. Se le piante continueranno a crescere con questi ritmi, entro la fine del secolo potrebbero essere più alte del 20-60%.

Principalmente questo cambiamento è dovuto all’arrivo di specie più alte da regioni più calde piuttosto che alla perdita di quelle più basse o al differente rapporto tra specie a favore di quelle più alte.
“Oltre alle caratteristiche del cambiamento, dobbiamo considerare gli impatti a catena sugli ecosistemi”, precisa l’ecologo di Eurac Research Matteo Dainese. “Piante più alte potrebbero influenzare i processi di decomposizione nel suolo o il ciclo del carbonio”.
Dal prossimo anno i ricercatori di Eurac Research e i loro partner internazionali potranno svolgere esperimenti su come la vegetazione reagisca alle variazioni di temperatura e umidità anche all’interno delle camere di simulazione climatica di terraXcube.

Paper completo: https://www.nature.com/articles/s41586-018-0563-7

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