Le ragazze non vanno bene in matematica, i ragazzi sì. È un luogo comune talmente assodato che viene scambiato per una legge di natura. Eppure, spiega Giorgio Bolondi, docente di Didattica della Matematica a Bressanone, non è così ovunque.

Interessato al gender gap che si riscontra in generale nelle discipline scientifiche (le cosiddette STEM) e animato da una vera passione per la matematica che gli fa dire che “è un vero peccato che ci perdiamo metà della popolazione in un settore cruciale per lo sviluppo”, Giorgio Bolondi, professore della Facoltà di Scienze della Formazione, ha deciso di approfondire l’argomento con il progetto GegaMATH. Per farlo ha analizzato a fondo i risultati del test INVALSI e ci spiega innanzitutto che il gender gap è collegato al fattore socio-economico: “In Italia le differenze sono profonde: nelle regioni economicamente più svantaggiate i risultati delle studentesse sono molto inferiori rispetto a quelle dei colleghi maschi, mentre in regioni come il Veneto e la Lombardia il gap tende a diminuire”. L’Alto Adige costituisce un’eccezione: “Qui, a fronte di un livello socio-economico alto, il gap è sopra la media nazionale”.

“In Alto Adige, a fronte di un livello socio-economico alto, il gap è sopra la media nazionale”.

Giorgio Bolondi e la ricercatrice Chiara Giberti sono andati a vedere quali sono le domande INVALSI sulle quali si crea il gap: “In diverse domande le ragazze riscuotono risultati migliori rispetto ai ragazzi. Le differenze si riscontrano nelle domande che escono dal seminato del contesto scolastico: a molte di queste le ragazze non rispondono”. Un dato confermato da quanto gli insegnanti raccontano riguardo a studenti e studentesse: “Abbiamo chiesto agli insegnanti di individuare il loro migliore studente di matematica e descriverlo con degli aggettivi. Se si trattava di un maschio veniva descritto come logico, intuitivo, brillante, se si trattava di una femmina ricorrevano aggettivi come studiosa, costante, diligente. Quasi a dire che ad una studentessa viene chiesto in sostanza di essere diligente, mentre gli studenti vengono premiati quando fanno un passo oltre”.

“La letteratura scientifica ce lo conferma: ad agire sono stereotipi culturali che condizionano l’atteggiamento degli insegnanti."

Non avendo basi neuro-cognitive o biologiche, le differenze tra le prestazioni di maschi e femmine sono spiegabili attraverso fattori culturali: “La letteratura scientifica ce lo conferma: ad agire sono stereotipi culturali che condizionano l’atteggiamento degli insegnanti ma anche degli stessi studenti e studentesse. Queste ultime, in particolare, difficilmente diventano delle top performer in matematica, l’ambiente che le circonda e loro stesse non ritengono che sia necessario e forse neppure possibile”.

Per spiegare meglio il concetto, Bolondi cita un altro studio che ha confrontato i risultati dei migliori studenti INVALSI in matematica con i loro voti di classe: “È emerso che, a parità di punteggio INVALSI, avevano voti peggiori gli studenti che venivano da un contesto economico svantaggiato. Significa che l’insegnante di classe, oltre al rendimento effettivo dello studente, percepisce molti altri fattori che, suo malgrado, ne influenzano il giudizio”. Sottrarsi all’azione degli stereotipi è cosa quanto mai complicata: “Siamo tutti immersi in una rete di percezioni e significati che definisce il nostro mondo. Esserne consapevoli e capire come e quando gli stereotipi agiscono è un primo passo per trovare contrappesi”.

"Un indicatore importante per capire se saremo sulla strada giusta sarà l’incremento del numero delle studentesse coinvolte in eventi come le Olimpiadi della matematica o Kangoroo"

La ricerca di Bolondi e Giberti è infatti solo il primo passo: sulla base dei dati raccolti si tratta ora di capire quali interventi possano essere utili a diminuire il gender gap. Nella seconda fase di GegaMATH il team di ricerca coinvolgerà sociologi e pedagogisti e mirerà alla scrittura di linee guida per la riduzione del gender gap in Alto Adige: “Un indicatore importante per capire se saremo sulla strada giusta sarà l’incremento del numero delle studentesse coinvolte in eventi come le Olimpiadi della matematica o Kangoroo, il più grande circuito mondiale dei giochi di matematica. Non ci arriveremo con le quote rosa ma introducendo nelle lezioni metodologie che aiutino a scardinare gli stereotipi”.

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