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Sono passati quasi quattro anni, da quando Marco Samadelli, esperto di conservazione di Eurac Research, ha ottenuto il primo brevetto, per la sua vetrina stagna in grado di preservare le mummie da funghi e batteri. Successivamente, Samadelli ha migliorato la propria invenzione dotando la teca di un compensatore di pressione che la protegge dal rischio di incrinature dovuto agli sbalzi di temperatura. Ora questo dispositivo ha ufficialmente ricevuto il brevetto e lo studio che ha portato alla sua realizzazione è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Cultural Heritage”.

La piccola Rosalia Lombardo, morta a due anni nel 1920, e la principessa Anna di Baviera (nata nel 1329) sono state le prime ospiti di questa teca che rivoluziona le tradizionali tecniche di esposizione delle mummie. Oltre a garantire un ambiente stagno con atmosfera modificata, in cui funghi e batteri non riescono a penetrare, la teca di Samadelli è provvista di un compensatore di pressione che scongiura il pericolo di incrinatura; la teca infatti si scalda e si raffredda in base alla temperatura esterna, ed essendo perfettamente sigillata correva il rischio di frantumarsi. Per questo Samadelli ha progettato un dispositivo da collegare alla vetrina: quando la pressione interna supera la soglia di allarme, l’azoto in eccesso defluisce attraverso un piccolo tubo d’acciaio e va a gonfiare una sacca sottostante. Il compensatore funziona senza elettricità ed è molto sensibile, bastano pochi millibar perché reagisca. Per dimensionarlo, Samadelli ha misurato l’escursione termica nelle catacombe di Palermo e nella cattedrale di Kastl – dove le temperature variano da - 3 a + 27 gradi. “Questo lavoro approfondisce lo studio della conservazione degli oggetti di interesse storico-artistico di natura organica, valutando sia le necessità conservative di tipo biologico, che quelle chimico-fisiche”, spiega Samadelli che per realizzare la teca si è basato sugli studi di Shin Mekawa, ricercatore del prestigioso Getty Conservation Institute di Los Angeles, che negli anni Settanta ha realizzato un prototipo di vetrina per conservare le mummie reali esposte al Cairo. “Le teche del GCI erano molto basilari, ma hanno avuto il merito di introdurre un nuovo concetto di conservazione basato sulla creazione di un ambiente anaerobico di tipo passivo. Cinquant’anni dopo, la tecnologia e i materiali di cui oggi disponiamo mi hanno permesso di affinare il prototipo originale”, conclude Samadelli.

L’abstract dell’articolo “Development of passive controlled atmosphere display cases for the conservation of cultural assets” può essere letto qui: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1296207417308130

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