Se vivi su un’isola guardi al mare….

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Ci siamo sedute a un tavolo per ragionare di politiche migratorie internazionali: come gestire le 180 mila persone arrivate finora in Italia e le 250 mila attese nel 2017? Ci siamo presto rese conto che il nocciolo della questione sta ad altri livelli. Così, la giurista Roberta Medda-Windischer mi ha raccontato di scuole e scale condominiali.

C’è stata una spinta precisa che l’ha portata a occuparsi di migrazione? Un incontro, una lettura?
Medda-Windischer: Senza scivolare nella retorica, sono convinta che le mie origini sarde abbiano giocato un ruolo. Gli isolani pensano sempre a quello che c’è là fuori. E la gente che vive sulle coste sa di non poter costruire barriere sul mare.

Gli isolani sono più accoglienti?
Medda-Windischer: No, non si può affermare in assoluto. Però sono più allenati al mescolamento, alla diversità. Lo stesso succede nelle regioni dove già vivono minoranze storiche. Per esempio, quando portiamo nelle scuole dell’Alto Adige Diversity4Kids, il nostro gioco di ruolo per riconoscere e superare gli atteggiamenti discriminatori, le reazioni dei ragazzi sono molto più sofisticate che altrove. Peccato che per lungo tempo queste risorse non siano state valorizzate in modo adeguato.

Cosa intende dire?
Medda-Windischer: I meccanismi con cui vecchie e nuove minoranze convivono con la maggioranza hanno molto in comune, ma a lungo questa correlazione non è stata riconosciuta. Da poco l’Unione europea e alcune fondazioni private finanziano ricerche in questo senso. A livello locale, per me e i miei colleghi è stata una soddisfazione riconoscere nel Patto provinciale per l’integrazione dei cittadini immigrati alcune delle raccomandazioni sulla cittadinanza civica che avevamo elaborato in uno studio sulle minoranze storiche in Alto Adige e Catalogna.

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Quale compito hanno scienziati e politici?

Mi faccia un altro esempio concreto del vostro lavoro.
Medda-Windischer: Stiamo preparando, nella cornice del progetto europeo Erasmus Plus, dei materiali didattici per docenti sul tema della diversità. Non solo gli insegnanti di lingua, ma anche quelli di matematica o di storia devono allenarsi alla convivenza con altre culture. Capire, per esempio, perché alcuni genitori non stringono la mano a udienze o facciano resistenza alle lezioni di musica per ragioni religiose.

C’è un aspetto che la mette in crisi a livello personale?
Medda-Windischer: Il burqa e tutte le limitazioni dei diritti delle donne in nome della religione.

Qual è invece il pregiudizio che considera più incomprensibile?
Medda-Windischer: Nessuno. Ognuno vive in un contesto diverso e quindi percepisce problemi diversi. È inutile arroccarsi sui dati se le persone dicono di sentir minacciato il loro posto di lavoro o di essere disturbate degli odori di cucine esotiche nel giro scala. La loro percezione è altrettanto importante dei dati; politici e ricercatori devono farsene carico. È mio compito di studiosa disinnescare nuove paure e sarei snob a liquidare come sciocche quelle che non vivo sulla mia pelle.

È ancora un problema di conoscenza…
Medda-Windischer: In entrambe le direzioni. Infatti stiamo lavorando anche a corsi di educazione ai valori europei e di inserimento sociale per i richiedenti asilo in Alto Adige: come viviamo la democrazia, la parità uomo-donna, i diritti delle minoranze, l’uguaglianza. Certo, è difficile: rispetto ad altri paesi europei stiamo vivendo l’incontro con gli altri in modo travolgente perché gli arrivi si sono concentrati in pochissimi anni. L’unica via e fare piccoli passi. Non possiamo aspettare che si muovano i grandi, dall’alto.

Eppure guardiamo tutti all’Ue e ai grandi accordi, per esempio quelli con la Libia.
Medda-Windischer: Certo, certo. Quelli sono indispensabili per rallentare e gestire i flussi migratori, per non minare irrimediabilmente le principali conquiste raggiunte dall’Europa: la pace e lo stato sociale. Ma il mio lavoro di giurista è fatto di accomodamenti quotidiani. La Corte europea di giustizia e la Corte europea dei diritti dell’uomo esprimono sentenze, per esempio sull’uso del velo sul luogo di lavoro. Noi siamo chiamati a gestirle con pragmatismo nella realtà di ogni giorno. L’integrazione e un processo dal basso.

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