Stefania Baroncelli, prorettrice alla didattica e Paolo Lugli, rettore della Libera Università di Bolzano

Dal gennaio di quest’anno, Paolo Lugli guida la Libera Università di Bolzano. Perfettamente trilingue, il rettore Lugli ha scelto l’Alto Adige perché qui potrà continuare a lavorare a progetti di ricerca internazionali e a insegnare, le sue grandi passioni. Ad accompagnarlo, Stefania Baroncelli, giurista della Facoltà di Economia, scelta come prorettrice alla didattica. Nell’intervista, raccontano i loro primi mesi di lavoro e gli obiettivi che intendono perseguire.

Rettore Lugli, come ha vissuto l’inizio del suo mandato?
Lugli: Mi ritengo ancora in una fase di apprendimento. La realtà altoatesina è più complessa rispetto ad altre. Internamente all’università, ho avviato una serie colloqui con tutti i docenti e i ricercatori delle facoltà, con l’obiettivo di rafforzare l’interazione con il rettorato. All’esterno, ho incontrato molti rappresentanti di associazioni professionali, culturali, sociali e diverse scuole.

Prorettrice Baroncelli, quale obiettivo si è prefissata, quando ha accettato questo ruolo?
Baroncelli: Quello di svolgere un ruolo di supporto al rettore. Cercherò di diventare un punto di riferimento per le Facoltà e i professori relativamente ai corsi di studio, l’internazionalizzazione, gli accordi bilaterali. Con gli studenti abbiamo istaurato una collaborazione che ci permetterà di creare un’università più students friendly. Infine, desidero migliorare il rapporto con l’amministrazione e sviluppare progetti con il territorio e le istituzioni.

Spesso, a Bolzano, si lamenta il fatto che l’ateneo e i suoi studenti non siano abbastanza visibili. Quali possibili sinergie possono nascere con le amministrazioni?
Lugli: Recentemente ho incontrato il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi. Vorremmo riportare in vita una convenzione con il Comune – che esisteva in passato - sui temi della governance, ottimizzazione dei trasporti, utilizzo intelligente di banche dati. Stiamo valutando su quali tematiche concentrarci. Un esempio potrebbero essere i big data e i data analytics, strumento utili a operare scelte strategiche nella gestione della città grazie alla raccolta e interpretazione dei dati economici, sociali di cui disponiamo e di quelli piu’ tecnici derivanti da sensori. La meta è la smart city, la città intelligente. Attraverso una gestione intelligente dell’infrastruttura tecnologica, si può riuscire a migliorare la qualità della vita, dell’aria, dell’acqua e a rendere più efficaci i servizi.

Come raggiungere una maggiore uguaglianza di genere in unibz?
Baroncelli: Per gli uffici amministrativi siamo un’isola felice; abbiamo tante donne in posizione di vertice. Con il rettore stiamo esaminando la situazione per capire come aumentare la presenza femminile, soprattutto nelle Facoltà scientifiche.

Lugli: A Monaco di Baviera, la questione della parità tra i generi è prioritaria, sia a livello di docenza che di studenti e ci sono state scelte coraggiose. Anni fa, la TU ha riservato dieci nuove chiamate per cattedre da ordinario a sole professoresse. È stato un segnale molto forte. Qui a Bolzano si potrebbe fare un po’ di più. Certamente la parità di opportunità tra i generi, come indirizzo e come concetto sottostante alle politiche universitarie, sarà prioritaria.

È dimostrato che l’università è motore di sviluppo economico. State perseguendo un maggiore inserimento nel tessuto produttivo?
Lugli: Certamente. Stiamo cercando di intessere relazioni più continuative con le associazioni. Con Confindustria abbiamo già molte collaborazioni e, recentemente, abbiamo siglato un accordo con il Bauernbund. Vogliamo muoverci anche con le lauree professionalizzanti, appena partiranno.

Conta però anche il coinvolgimento della società, della cittadinanza.
Lugli: Facciamo già molto. Vogliamo rilanciare lo Studium Generale. Abbiamo avviato un progetto per l’integrazione di 30 rifugiati. Io sono convinto che noi dobbiamo essere una delle espressioni di solidarietà, di inserimento sociale e di integrazione di questa terra.

Negli ultimi anni si sono definitivamente affermate nuove modalità di insegnamento come l’e-learning o i mooc. Quanto sono importanti per una piccola università come unibz?
Baroncelli: Siamo agli inizi; vogliamo capirne l’utilità e i vantaggi per gli studenti. Al momento ci sono poche esperienze-pilota, come il rinnovato Master CasaClima e il master Iris, che prevedono una parte di didattica con mooc. Questi tipi di formazione a distanza sono certamente utili in alcuni casi, ma il rapporto con gli studenti non deve essere spersonalizzato. Abbiamo il vantaggio di avere classi piccole, in cui gli studenti hanno un rapporto privilegiato e diretto coi professori; questa è una delle principali ragioni per cui gli studenti, soprattutto stranieri, vengono volentieri a Bolzano.

Lugli: L’offerta online ci può però aiutare a diversificare la formazione continua in età adulta. Inoltre, tenere alcune lezioni dello Studium generale in streaming ci permetterebbe di raggiungere le zone più periferiche dell’Alto Adige.

unibz è l’università con il più alto tasso di internazionalizzazione d’Italia. Cosa attira gli studenti, i ricercatori e i docenti -  come anche lo stesso rettore - dall’estero?
Lugli: In primis, Bolzano e l’Alto Adige. Una delle caratteristiche che l’università può e deve offrire è il territorio in cui sorge. I bavaresi, per citare un popolo che conosco bene, sono affascinati dall’Alto Adige. Qui c’è una qualità della vita altissima, un’attenzione al cliente nell’offerta turistica e di tempo libero, difficile da trovare altrove. Io ho vissuto 15 anni a Roma. Lì ho constatato come la ricchezza di una città - ahimè, della città forse la più bella del mondo - possa essere sprecata. Non credo che ci sia da vergognarsi a dire agli studenti da fuori Bolzano e dall’estero - come abbiamo fatto all’Open Day – che qui si può studiare e prepararsi a una carriera piena di soddisfazioni e, al tempo stesso, vivere e divertirsi in un contesto naturale meraviglioso e a misura d’uomo.

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