Quanto sono motivati i politici italiani? E il loro impegno politico è influenzato dalla motivazione per la cosa pubblica? Come si seleziona al meglio chi è chiamato a decidere sulle vite dei cittadini? Sono quesiti cui è complicato dare una risposta. Ci ha provato, utilizzando numeri e statistiche, una ricerca condotta da due economisti, Alessandro Fedele (unibz) e Paolo Naticchioni (Roma3).

Nell’epoca della società liquida, per dirla con il sociologo Zygmunt Bauman, le affiliazioni e il senso di appartenenza ai partiti che avevano caratterizzato la storia italiana del ‘900, sembrano definitivamente essersi logorate. Come corollario, l’attività politica e chi ne ha fatto una professione, siedono spesso sul banco degli imputati, esposti al giudizio di un’opinione pubblica non particolarmente ben disposta. L’accusa mossa più di frequente – spesso usata strumentalmente dagli stessi attori politici – è che la politica non è in grado di fornire risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Di fronte a questa problematica, come selezionare i politici, per eleggere in Parlamento le persone più adatte al ruolo?
Nello studio Moonlighting Politicians: Motivation Matters!, gli autori hanno utilizzato i dati disponibili sui parlamentari italiani delle legislature tra il 1996 e il 2006, per capire come la loro provenienza professionale – dal settore privato o pubblico – ne influenzi la motivazione e l’impegno nell’attività parlamentare. L’ipotesi che i due ricercatori desideravano verificare era se coloro che provengono da un’esperienza di lavoro nel settore privato – definiti market fit, senza precedenti esperienze in politica, siano normalmente meno motivati dei loro colleghi public fit, ovvero di coloro che hanno intrapreso un percorso professionale interno alle istituzioni, per esempio facendo politica a livello locale, provinciale, regionale e, in qualche caso, anche europeo. Il risultato? “Non è detto che i market fit siano necessariamente meno motivati ma, basandoci sui dati esaminati, possiamo affermare che sono effettivamente meno attivi”, risponde Alessandro Fedele. Le statistiche utilizzate dai due economisti dimostrano che il tasso medio di assenteismo è più elevato per i politici market fit che non per i loro colleghi public fit: 35% contro il 28%. Inoltre, il numero medio di disegni di legge presentati dai public fit come primo firmatario sono maggiori, 8 contro 7.45. Infine, il calo del reddito percepito per attività esterne è maggiore per i public fit che non per i loro omologhi provenienti dal settore privato, testimonianza indiretta del maggiore impegno dei primi in parlamento.

Lo studio di Fedele e Naticchioni si inserisce in un filone di ricerca innovativo che si avvale sia degli strumenti dell’econometria e della teoria economica che degli attrezzidel mestiere dello psicologo per studiare una determinante importante della performance del lavoratore: la motivazione. “Nel politico, al pari di altri lavori cosiddetti motivazionali come il medico o l’insegnante, si tratta di un aspetto di grande importanza”, spiega Fedele.
Ma qui sorge un dubbio: è possibile misurare la motivazione di chi svolge attività politica nella Camera e nel Senato? “Basandoci sui dati a disposizione, una possibile ed indiretta misura della motivazione si ha, come accennato sopra, mettendo a confronto il tasso di presenza in Parlamento di ogni parlamentare e il numero di disegni di legge presentati come primo firmatario”, aggiunge l’economista. Per lo studio, dal complesso dei 945 parlamentari italiani sono stati espunti i maggiori leader di partito, spesso assenti per ragioni di rappresentanza e per impegni legati all’attività del partito di appartenenza. 

In Italia e in altri Paesi dell’Unione Europea, a differenza ad esempio degli Stati Uniti, i parlamentari, oltre ad adempiere ai loro impegni di rappresentanti politici, possono continuare a svolgere la propria professione precedente, praticando il cosiddetto moonlighting. Grazie a questa facoltà, molti professionisti capaci – la cui bravura è valutata essenzialmente basandosi sul livello di reddito precedente al loro ingresso in Parlamento – accettano di affacciarsi sul mondo della politica e dare il loro apporto. “Tuttavia, dalla nostra ricerca risulta che i bravi provenienti dal settore privato, come avvocati, medici e altri professionisti, si impegnano di meno. Ciò perché hanno anche interessi esterni da tutelare e quindi trascurano l’attività parlamentare”, afferma Fedele, “mentre chi arriva da altri incarichi politici, seppur competente anche al di fuori del parlamento, è più attivo, probabilmente perché più motivato per l’attività politica”. L’analisi empirica dimostra che se si incrementano le possibilità di guadagno esterno per i market fit, aumenta anche il tasso di assenteismo in Parlamento. Ciò non accade, invece, per i public fit. Se poi questa maggiore presenza e attività dei parlamentari sia utile e benefica per la società nel suo complesso, la ricerca economica non è in grado di stabilirlo. “Sarebbe una forzatura ascrivere l’efficacia di una politica economica ad un singolo deputato o senatore”, chiarisce Fedele.

La ricerca di Fedele e Naticchioni contribuisce al dibattito sulla regolamentazione della possibilità per i politici di svolgere un doppio lavoro. Di fronte a questo problema, più volte sollevato negli ultimi anni, l’analisi evidenzia che impedire totalmente la possibilità del moonlighting potrebbe pregiudicare la partecipazione di parlamentari competenti ma market fit che non trovano così motivante il loro coinvolgimento in politica come i public fit. A parere di Alessandro Fedele, l’indicazione concreta potrebbe quindi essere “quella di regolamentare opportunamente l’attività esterna dei parlamentari, tenendo conto che questa, assieme alla motivazione dei parlamentari, influisce sulla loro scelta di entrare in politica e sull’impegno che decideranno di profondere”. 

Related Articles

Tecno-prodotti. Creati nuovi sensori triboelettrici nel laboratorio di sensoristica al NOI Techpark

I wearable sono dispositivi ormai imprescindibili nel settore sanitario e sportivo: un mercato in crescita a livello globale che ha bisogno di fonti di energia alternative e sensori affidabili, economici e sostenibili. Il laboratorio Sensing Technologies Lab della Libera Università di Bolzano (unibz) al Parco Tecnologico NOI Techpark ha realizzato un prototipo di dispositivo indossabile autoalimentato che soddisfa tutti questi requisiti. Un progetto nato grazie alla collaborazione con il Center for Sensing Solutions di Eurac Research e l’Advanced Technology Institute dell’Università del Surrey.

unibz forscht an technologischen Lösungen zur Erhaltung des Permafrostes in den Dolomiten

Wie kann brüchig gewordener Boden in den Dolomiten gekühlt und damit gesichert werden? Am Samstag, den 9. September fand in Cortina d'Ampezzo an der Bergstation der Sesselbahn Pian Ra Valles Bus Tofana die Präsentation des Projekts „Rescue Permafrost " statt. Ein Projekt, das in Zusammenarbeit mit Fachleuten für nachhaltiges Design, darunter einem Forschungsteam für Umweltphysik der unibz, entwickelt wurde. Das gemeinsame Ziel: das gefährliche Auftauen des Permafrosts zu verhindern, ein Phänomen, das aufgrund des globalen Klimawandels immer öfter auftritt. Die Freie Universität Bozen hat nun im Rahmen des Forschungsprojekts eine erste dynamische Analyse der Auswirkungen einer technologischen Lösung zur Kühlung der Bodentemperatur durchgeführt.

Article
Gesunde Böden dank Partizipation der Bevölkerung: unibz koordiniert Citizen-Science-Projekt ECHO

Die Citizen-Science-Initiative „ECHO - Engaging Citizens in soil science: the road to Healthier Soils" zielt darauf ab, das Wissen und das Bewusstsein der EU-Bürger:innen für die Bodengesundheit über deren aktive Einbeziehung in das Projekt zu verbessern. Mit 16 Teilnehmern aus ganz Europa - 10 führenden Universitäten und Forschungszentren, 4 KMU und 2 Stiftungen - wird ECHO 16.500 Standorte in verschiedenen klimatischen und biogeografischen Regionen bewerten, um seine ehrgeizigen Ziele zu erreichen.

Article
Erstversorgung: Drohnen machen den Unterschied

Die Ergebnisse einer Studie von Eurac Research und der Bergrettung Südtirol liegen vor.