Leggete questo stralcio di report.
In gennaio, sulle isole greche, la temperatura scende di rado sotto gli 8 gradi centigradi. Sulle coste a nord, fino al confine con la Bulgaria, si mantiene intorno agli 1-2 gradi. Le
cose cambiano in Macedonia e Serbia, dove la colonnina collassa sotto zero. In particolare, sul massiccio Mokra Planina, la media si aggira tra -8 e -11. Anche in Serbia e Croazia
le temperature medie sono rigide.

Ora guardate la mappa in alto, dove il blu indica l’intensità del freddo.
A questo punto, immaginate di essere funzionari dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati. Se doveste gestire, in vista dell’inverno, l’afflusso di decine di migliaia di profughi attraverso i Balcani, quale strumento preferireste? Un report di decine di pagine o una mappa tematica?
La risposta è scontata. Queste mappe non lo sono. Per questo, l’UNHCR ha incaricato l’Ong MapAction di realizzarne alcune. Con loro ha collaborato Kathrin Renner, esperta di sistemi GIS dell’Istituto per il telerilevamento applicato dell’EURAC.

Come può una cartografa aiutare a contenere una crisi umanitaria come quella dei profughi medio-orientali in fuga attraverso i Balcani?
Kathrin Renner: I funzionari delle istituzioni statali e internazionali che coordinano l’accoglienza devono sapere dove sono dislocate risorse come acqua o vie di comunicazione. Devono anche tener conto delle condizioni ambientali. Quali sono i corridoi dove nevica meno? E quelli meno freddi? Lì devono cercare di convogliare i flussi di persone o quanto meno di allestire i punti di assistenza. Le mappe tematiche hanno il grande vantaggio di mostrare in modo esplicito e in un veloce colpo d’occhio dove si trova cosa.

E non esistono già queste mappe?
Renner: Non in queste forme specifiche. In genere ogni stato ha carte geografiche tradizionali. Con i colleghi di MapAction abbiamo dovuto prima di tutto raccogliere dati da ogni regione balcanica e poi aggregare le informazioni in tempi record. Una mappa può essere pronta anche in 12 ore.

Quali mappe avete realizzato?
Renner: Tre tipologie: carte che danno conto dei numeri della migrazione con cadenza mensile, carte che mostrano le caratteristiche del meteo in inverno – neve, pioggia, vento e temperatura – e carte che mappano la distribuzione delle forze in campo, in modo da dirottare le singole Ong nei luoghi dove c’è effettiva carenza.

Come vi regolate con i confini politici non ufficialmente riconosciuti?
Renner: Come organismo indipendente non siamo vincolati, ma è un argomento molto delicato. Per esempio, per il Kossovo abbiamo adottato un tratteggio particolare, diverso dai confini internazionali. Le mappe riproducono lo stato delle cose come erano ieri, o al massimo oggi.

Esiste anche una mappa per domani?
Renner: Sì, è la mappa dei trend. Ma bisogna stare attenti perché, quando metti dei dati su una mappa, questi dati acquistano più valore. Quando vediamo qualcosa su una mappa ci sembra più vera, e i trend non sono realtà.

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